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domenica 10 febbraio 2008

 

Crossover: i nuovi Suicide?

Mi aspettavo di più dai Crossover. Sarà perchè ne avevo letto un gran bene, sarà perchè dietro ci sono quelli della International Deejay Gigolos, sarà per l'intrigante aspetto grafico. Invece, niente. Vi racconto come è andata. Arrivo a casa, fremente, e metto il CD nello stereo. Inizia la batteria elettronica. Un beat scarno, metronomico. Solitamente, un' apertura così per me è il massimo. Purtroppo, malauguratamente, mi rendo subito conto che c'è qualcosa che non funziona. Il suono non ha forza, non mi alza i peli delle braccia. Non è sufficiente comprarsi qualche vecchia tastiera analogica per suonare come i Kraftwerk o i Suicide. Ai Crossover manca totalmente l'urgenza, il bisogno di comunicare qualcosa. Sembra non abbiano proprio niente da dire. Non è cosa da poco l'urgenza. L'urgenza fa la differenza tra l'artista e chi vorrebbe essere tale. I Suicide erano selvaggi come Iggy Pop, avevano fiumi di rabbia da scaraventare giù dal palco e l'elettronica era solo lo strumento con il quale realizzavano quel bisogno. I Kraftwerk erano mossi da un desiderio sperimentale (due di loro furono allievi di Stockhausen), volevano creare sonorità nuove e coniugare il pop e l'avanguardia elettronica. Cosa muove i Crossover? Il loro unico bisogno potrebbe essere quello di comparire in qualche rivista alla moda (non a caso, Verona era una modella della Sisley), essere considerati cool dagli intellettuali con la fissa per il trash e per il recupero delle atmosfere Kitsch degli anni ottanta. A differenza di altri artisti della Gigolò, come Miss Kittin (tra l'altro in uscita in questi giorni con un nuovo album purtroppo senza The Hacker ) o Dopplereffekt, che ripropongono l'electro vecchia di vent'anni fa, ma con in testa tutto quello che è successo dopo, dalla tecno di Detroit, all'house di Chicago, alla acid culture, alla trance, all'house francese, sembra che i Crossover non riescano a cogliere la differenza tra Valerie Dore o Gary Numan, tra i New order o i Kano. Anche Miss Kittin nomina spesso come fonti di ispirazione Carrera o Baltimora. Ma la ragazza si diverte molto a mescolare le carte, a far interagire la Baby Records con la Transmat, dando dimostrazione di grande ironia. I Crossover invece si prendono sempre troppo sul serio. Le tracce avanzano una identica all'altra, con la batteria metronomica e scarna a cadenzare il tempo, i sibili analogici, assolutamente stantii e calligrafici, e l'alternanza tra la voce di Desmond, che ogni tanto si lascia andare a fraseggi rap maranza (cose che speravamo di non dover sentire più dopo gli Snap), e la voce fredda e sensuale di Verona che mette in fila una serie di banalità pseudo erotiche sado masochistiche (nel goffo tentativo di rifarsi al Tecno-pop di derivazione tedesca: una band per tutti, gli inarrivabili DAF).Vorrebbero essere minimali, ma risultano miseri. Perchè per far reggere un'intero brano solo sul giro di basso, il giro deve essere completo, avere senso senza la necessità di altri strumenti, altrimenti resta solo un brano povero, incompleto. Il tentativo dei Crossover è quello di ottenere i risultati in cui, qualcun'altro, tempo fa, è riuscito decisamente meglio (ad esempio, Gary Numan, e, tanto per cambiare, ancora loro, i Kraftwerk). Si tratta di trovare il calore nella freddezza, il sentimento nell'insensibilità, l'emozione nell' inespressività. Non è una novità nel mondo nell'arte. Molti scrittori quando devono descrivere le scene più drammatiche, preferiscono la nuda esposizione dei fatti o addirittura il non detto, per lasciare maggiore spazio all'immaginazione del lettore. Da qualche parte ho letto che la vera letteratura non è mai sentimentale. La stessa cosa vale per la musica. Sono molto più emozionanti le note scarne e controllate dei Kraftwerk, di qualsiasi eccesso interpretativo alla Iglesias (padre o figlio, tanto è lo stesso). C'è più calore nelle macchine controllate da Gary Numan, che negli arrangiamenti zuccherosi dell'ultimo fenomeno pop di turno. C'è più forza nell'espressione statica di Henry Fonda, che negli pseudo virtuosismi interpretativi di un qualsiasi attore da Soap Opera. Questi gli intenti dei Crossover, altri purtroppo i risultati. Perchè la volontà effettivamente non basta, se non supportata dal talento. Speriamo nella prossima prova del duo statunitense.
Certo...se questi sono gli eredi dei Suicide...

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